A Venezia sotto i riflettori le tante vite di Marina Cicogna

Marina Cicogna , scomparsa ai primi di novembre dello scorso anno, è stato al centro dell’incontro svoltosi  all’Ateneo Veneto di Venezia  nel tardo pomeriggio di lunedì 8 gennaio. La presentazione della sua autobiografia Ancora spero. Una storia di vita e di cinema (Marsilio Specchi, p. 267 €19,00), scritta assieme a Sara D’Ascenzo, ha consentito di portare forse per l’ultima volta sotto i riflettori la prima donna produttrice  di cinema in Europa, la prima ad aver vinto un Oscar per il miglior film straniero. Dopo l’introduzione di  Antonella Magaraggia, presidente dell’Ateneo Veneto , che ha significativamente  ricordato Marina come “colei che ha fatto la rivoluzione nei salotti e non per strada”, è toccato a Carlo Montanaro, storico del cinema e fondatore della Fabbrica del Vedere, confrontarsi con Sara D’Ascenzo, la giornalista e critica che nell’anno e più trascorsi in periodici incontri con Marina ne ha maturato una approfondita conoscenza.
Marina Cicogna era nipote del conte Volpi, facoltoso imprenditore nel Veneto della prima metà del ‘900, nonché  ideatore della Mostra del Cinema di Venezia : una premessa indispensabile per potersi muovere con qualche cognizione di causa nella vita di Marina, intrecciata con quella del cinema sin dall’ adolescenza che la vede non solo frequentare dal mattino sino a norte fonda le sale della Mostra del Cinema al Lido ma anche  , grazie alla sua conoscenza dell’inglese, poter instaurare un rapporto  prima con i figli di David O. Selznich , il produttore del film culto “Via col vento”, e poi incredibilmente  con lo stesso Selznich. Come annotava Montanaro, tutto ciò che non era normale nella vita dei comuni mortali lo diventa nelle pagine di Ancora spero. Una storia di vita e di cinema . E così, grazie ai buoni uffici di Sara D’Ascenzo, gli intervenuti riescono ad orientarsi nel contesto di vicende familiari spesso dure , come la tragica scomparsa del fratello  Bino, e i contrasti con i figli di Bino per la scelta di Marina di adottare  Benedetta Gardona , la sua ultima compagna: ma è soprattutto sui suoi trascorsi di produttrice che si concentra l’attenzione. Dal suo fiuto per artisti validi, che, anche grazie alla sua tenacia nel sostenerli, si affermavano,   da
Volontè Petri, da Melato a Catherine Deneuve, senza dimenticare la tempra di cui diede prova nel rapportarsi con Pier Paolo Pasolini per “Teorema” e  con Giuseppe Berto per “Anonimo Veneziano” nel far prevalere alcuni suoi punti di vista nella realizzazione del film. Il colpo di fulmine per la settima arte – così lo definiva lei stessa – la portò a quasi settant’anni a dirigere Italia Cinema, l’organismo vent’anni fa  deputato a promuovere il cinema italiano.   Ma tanti sono i capitoli di una vita lunga e intensamente vissuta  toccati nel corso della conversazione: dalla passione per la fotografia che l’ha portata a dare alle stampe ben tre libri al  rapporto con le case della sua vita, che ben esemplificano l’amore per il bello, una vocazione da esteta che, come ha sottolineato Sara D’Ascenzo, è una costante che la accompagna e guida nelle tante scelte  di un vita intensamente vissuta.