OMAGGIO A GIBBA, DECANO DEL CINEMA D’ANIMAZIONE IN ITALIA NELL’AMBITO DEL CONVEGNO “IL CINEMA D’ANIMAZIONE E L’ITALIA:AUTORI, TEORIE E STATO DELL’ARTE” SVOLTOSI A PADOVA IL 29 E 30 MAGGIO

OMAGGIO A GIBBA, DECANO DEL CINEMA D’ANIMAZIONE IN ITALIA NELL’AMBITO DEL CONVEGNO “IL CINEMA D’ANIMAZIONE E L’ITALIA:AUTORI, TEORIE E STATO DELL’ARTE” SVOLTOSI A PADOVA IL 29 E 30 MAGGIO

 

Un sito internet, “Animata – Rete di divulgazione e ricerca sul cinema d’animazione”, per dare un seguito al dibattito apertosi per la prima volta in contesto accademico con questo convegno

 

29 maggio /Da “I fratelli Dinamite” a “Il nano e la strega” di Gibba e Libratti

 

 

Sette panel tematici per il convegno di studi “Il cinema d’animazione e l’Italia: autori, teorie e stato dell’arte” tenutosi presso l’Università degli studi di Padova, il 29 e 30 maggio . L’iniziativa, nata da un’idea di un giovane studioso Marco Bellano e organizzata con Alberto Zotti, docente associato presso l’ateneo padovano, è stata resa possibile grazie all’impegno congiunto del Dipartimento dei Beni Culturali e del Corso di Laurea DAMS dell’Università degli Studi di Padova, con il partenariato, e collaborazione del Cinit – Cineforum Italiano e della S.A.S. – Society for Animation Studies. Il primo panel, “Tra omaggi e citazioni”, ha inaugurato i lavori, nella Sala delle Edicole presso il Palazzo del Capitanio, con la relazione di Marco Vanelli “Fellini e l’animazione: un rapporto biunivoco”, e l’intervento di Marco Bellano “«Oh… Musica moderna!» Hollywood, satira e ‘modernismo’ nella musica di Giuseppe Piazzi per I fratelli Dinamite (1949)”. Due nomi illustri della ricerca sul cinema d’animazione per il secondo panel: Giannalberto Bendazzi, in collegamento telematico da Cracovia, ha parlato di una autrice che figura tra i pionieri dell’animazione nel nostro paese, “Un’italiana a Parigi. Leontina “Mimma” Indelli”; mentre Carlo Montanaro si è soffermato con molta ampiezza su storia e stato del patrimonio filmico animato in Italia. Si è dunque proseguito con “L’Italia nell’animazione internazionale: a Oriente”. Marco Pellitteri, in videoconferenza, ha descritto l’impatto dell’animazione giapponese sulla programmazione televisiva italiana tra anni ’80 e ’90, poi Roberta Novielli ha esaminato la presenza di fonti narrative italiane nel cinema di animazione giapponese. Nel pomeriggio, il convegno si è concentrato su “Animazione in Italia, l’Italia nell’animazione” mettendo a confronto le competenze didattiche di Chiara Magri con l’analisi delle strategie di promozione dei lungometraggi animati italiani nell’ultimo quindicennio, esposta da Emiliano Fasano. A conclusione del panel, un intervento “a due voci”: Anna Antonini e Chiara Tognolotti si sono occupate di “Burattini animati. La avventure di Pinocchio nel cinema animato italiano”. La prima giornata di lavori si è chiusa con un panel monografico, dedicato alla figura di un decano dell’animazione italiana: Francesco Maurizio Guido, ovvero Gibba, che ha assistito in videoconferenza agli interventi di Mauro Giori (“Quando l’animazione italiana tentò la via del porno. Intorno a Il nano e la strega (1975) di Gibba e Libratti”) e Cristina Formenti (“Dal neorealismo al documentario animato scientifico: le animazioni “realiste” di Gibba”). Il regista, novantenne, ha poi interagito vivacemente con il pubblico, rispondendo a domande e introducendo la proiezione de L’ultimo sciuscià (Gibba, 1947).

 

 

 

 

30 maggio/ Dall’analisi delle fonti artistiche per l’animazione italiana alla propaganda nelle due grandi guerre del ‘900

 

 

Priscilla Mancini ha aperto la giornata con la sua relazione su “Fonti artistiche per l’animazione italiana”, occupandosi di quegli autori italiani orientatisi contemporaneamente, ma indipendentemente, verso l’uso di un’immagine “pittorica” nell’animazione. Il giornalista e saggista Luca Raffaelli ha invece esplorato una rete di influenze tematiche e stilistiche tesa fra Italia, Canada e Jugoslavia, in “I sentieri nascosti di Bruno Bozzetto: tra Konrad Lorenz, Disney, il Canada e la Scuola di Zagabria”. Il panel conclusivo ha puntato su la propaganda nelle due grandi guerre: Denis Lotti ha presentato alcuni tra i primissimi film italiani in cui si sono adoperate tecniche d’animazione, soffermandosi sul fortunoso recente ritrovamento di una pellicola creduta da tempo perduta, Il sogno del bimbo d’Italia (Riccardo Cassano, 1915). E Raffaella Scrimitore ha presentato “Luigi Liberio Pensuti, film d’animazione oltre la propaganda”, annunciando inoltre il probabile ritrovamento di nuovi film, ritenuti dispersi, di un autore raffinato ma non ancora sufficientemente studiato. Il convegno ha offerto al suo pubblico delle proiezioni, grazie al contributo dell’archivio Carlo Montanaro: La storia di Lulù (Arrigo Frusta, 1908) e Anacleto e la Faina (Roberto Sgrilli, 1941), Nel paese dei ranocchi (Antonio Rubino, 1942); Lulù (Segundo De Chomón, 1908); La piccola fiammiferaia (Romano Scarpa, 1953). L’impegno sul versante del cinema d’animazione da parte dell’Università di Padova è stato documentato dalle nove videosigle proposte al convegno realizzate ad opera del Laboratorio di cinema di animazione, condotto dal prof. Raffaele Luponio: per il prossimo anno accademico nell’ambito del corso di Laurea magistrale in scienze dello spettacolo e della produzione multimediale è prevista l’istituzione della cattedra “History of Animation” (Storia del cinema d’animazione) i cui corsi saranno tenuti in lingua inglese. Una tavola rotonda finale ha visto un nuovo intervento di Gibba e la presentazione di un progetto mirato a proseguire quanto iniziato dal convegno, ovvero la creazione di rapporti più stretti tra studiosi del cinema d’animazione in Italia. È stata allora annunciata la nascita del sito internet “Animata – Rete di divulgazione e ricerca sul cinema d’animazione” inteso a raccogliere articoli, annunci di convegni e pubblicazioni nonché risorse bibliografiche, per favorire il dibattito e combattere l’eccessivo “individualismo” in un ambito del sapere dove oggi, come ha affermato Bendazzi, «l’Italia non è seconda a nessuno». Gli atti del convegno saranno pubblicati sulla rivista “Cabiria” grazie all’impegno assunto dal presidente del Cinit Massimo Caminiti.

 

 

 

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