Il numero 193 – III quadrimestre 2019 di Cabiria Studi di Cinema contiene un ampio omaggio a padre Virgilio Fantuzzi gesuita, critico cinematografico de «Civiltà Cattolica», scomparso il 24 settembre scorso a 82 anni. Sul periodico edito dal Cinit e diretto da Marco Vanelli Fantuzzi ha pubblicato nel tempo bellissimi saggi su Rossellini, Pasolini, Bellocchio, grandi maestri del cinema in cui l’analisi del critico assumeva un taglio particolare grazie rapporti di conoscenza e amicizia che aveva intessuto con loro negli anni. E la fitta rete delle sue relazioni ne aveva fatto un solido punto di riferimento per diverse generazioni di grandi cineasti italiani, da Fellini ai fratelli Taviani, da Olmi a Bertolucci. Marco Vanelli lo ricorda come amico e maestro nell’ editoriale che pubblichiamo assieme all’indice della rivista, su cui escono ben due inediti del critico scomparso. Si tratta di “Pier Paolo Pasolini: dalla poesia al cinema sotto il segno del regresso”, testo della lezione che Fantuzzi tenne 23 anni fa a Lucca nell’ambito del convegno “Pier Paolo Pasolini dalla letteratura al cinema”, non inserita nel numero 134 di <<Ciemme>> dedicato a Pasolini Multimediale, e di “Dreyer: passione e morte”, uno scritto risalente al marzo del 2000. Nella sezione Analisi, da un lato Rinaldo Vignati con il saggio “Dalla Bergman alla Loren Un viaggio in treno di Zavattini (e Marchesi)” porta a termine l’interessante lavoro di approfondimento dei lavori inediti di Marcello Marchesi pubblicati nei numeri precedenti, dall’altro Igor Tavilla mette a fuoco in “Il capitalismo: che orrore!” l’efficacia del film di Carpenter “They live” (1988) nell’illustrare la critica mossa dai filosofi della Scuola di Francoforte alla società tardo-capitalista. Nella sezione Cineforum, infine, ampi articoli di Massimo Nardin sul film “Il dono” di Giuliano Fratini, di Massimo Tria su “Andrey Tarkovsky. A Cinema Prayer”e di Marco Vanelli sull’ultima pellicola di Lelouch, “I migliori anni della nostra vita”. In chiusura la consuetà rubrica di Alberto Anile, “groovy movies il cinema dentro le canzoni”.