Quo Vadis Cinema, dialogo intorno alla crisi del Cinema, delle sale e degli spettatori è stato il tema dell’incontro svoltosi nella mattinata del 3 dicembre nella Sala Conferenze del Centro Culturale Candiani a Mestre in occasione della “due giorni” promossa dal Cinit Cineforum Italiano per il 50° della sua costituzione. Un dibattito a più voci in cui hanno avuto spazio più categorie di addetti ai lavori, esercenti, critici ed i protagonisti dell’esperienza veneziana Rete Cinema in Laguna, come ha sottolineato il presidente del Cinit Massimo Caminiti introducendo la discussione coordinata da Alessandro Cuk.. Di particolare interesse l’intervento di Vito Rosso, presidente ACEC Toscana che ha delineato uno scenario in cui, pur nella poco entusiasmante situazione attuale italiana del cinema in sala, possono esserci le premesse per una nuova stagione dell’associazionismo cinematografico. Dati alla mano, i biglietti venduti scesi dai 90 milioni del 2019 ai 50 milioni del 2022, Rosso ha sottolineato come il pubblico sembri continuare a non rendersi conto della profonda differenza che vi è tra visione su piattaforma e sala, ribadendo le peculiarità di questa seconda forma di fruizione (grandezza dello schermo, il buio e la presenza di altri spettatori) che rendono ogni proiezione in sala unica e irripetibile. Fra i produttori e distributori Rosso ha rimarcato la posizione di Medusa, la sola realtà che intende promuovere iniziative (ad esempio eventi con testimonial in occasione dell’uscita dei film) per indurre il pubblico a tornare in sala. Questa potrebbe essere una prima modalità per favorire la fidelizzazione degli spettatori, l’altra è quella di aprire nuovi orizzonti, nello specifico guardando alle giovani generazioni attraverso la cartina al tornasole del mondo dell’istruzione, inserendo nei diversi ordini di scuola in maniera permanente l’educazione al linguaggio delle immagini. Rosso si è anche sbilanciato dando tre anni di tempo alle sale italiane del cinema per rinascere, altrimenti si rischia che la crisi diventi irreversibile. In questa prospettiva le sale cinematografiche potrebbe acquisire una loro nuova ragione d’essere non più come spazi votati prevalentemente al divertimento ma luoghi dello spettacolo culturale. I circoli di cultura cinematografiche, riconosciuti dagli articoli 26 e 27 della legge 116/2016, potrebbero abbracciare questa strada approfittando delle opportunità offerte dalla legge sul terzo settore, nello specifico l’art. 36 della legge117/2017. Manuele Sangalli titolare del Cinema Italia di Belluno ed esponente di una famiglia che gestisce la stessa sala da oltre un secolo è entrato nel dettaglio delle diverse strategie perseguite per riportare il pubblico in sala, sottolineando il contributo dato dalla Federazione Italiana Cinema d’Essai. Francesco Lughi ha ripercorso le vicende dell’associazionismo e della distribuzione cinematografica negli ultimi trent’anni del secolo scorso con specifico riferimento alle realtà di Trieste e Venezia, sottolineandone le diversità. Gaia Vianello ci ha riportato ai nostri giorni, descrivendo l’esperienza da lei guidata negli ultimi anni nella realtà veneziana.